Saper tradurre le idee in azione, questa in estrema sintesi potrebbe essere la definizione di Imprenditorialità, una delle otto competenze chiave che l’Unione Europea ha individuato (le altre sette sono: competenza alfabetica funzionale; competenza multilinguistica; competenza matematica e competenza di base in scienze e tecnologie; competenza digitale; competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare; competenza sociale e civica in materia di cittadinanza; competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali) per formare le future generazioni di studenti e cittadini e che sono state trasposte nell’ordinamento scolastico italiano dal Decreto Legislativo 61/2017.

La parola “imprenditore” in questo caso non deve essere intesa nell’accezione attualmente più comune della nostra lingua; ovvero tale sostantivo è riconducibile al verbo imprendere derivante dal latino volgare “imprehenděre”, ossia intraprendere, formato dal prefisso locativo in e prehenděre cioè prendere, letteralmente “prendere sopra di se” che starebbe ad indicare l’azione di cominciare qualcosa, di avviare un’iniziativa (la fonte di tale significato è l’Accademia della Crusca). Difatti prima dell’era capitalista il termine stava a indicare l’azione di intraprendere una attività non necessariamente di ambito economico; e del resto il legislatore altre volte a indotto il significato comune di una parola dandole una nuova veste, basti pensare al significato di lavoratore nella Legge 81/2008 e del suo significato all’interno dell’istituzione scolastica.

L’imprenditorialità pertanto deve essere percepita come quella competenza (potremmo anche scrivere lo strumento attraverso cui…) che favorisce negli/nelle allievi/e l’acquisizione della piena consapevolezza del contesto in cui si trovano, riuscendo a comprenderne tutti gli aspetti ed a coglierne le opportunità, sviluppando atteggiamenti, assai diversi tra loro, quali, la fiducia in se e l’autonomia, l’attitudine a sapersi adattare a diverse situazioni, la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi con l’assunzione di rischi e quindi la propensione a gestire lo stress, ed ancora la creatività, il saper lavorare in gruppo ed essere capaci di comprendere e gestire le informazioni. Il fine ultimo pertanto è quello di formare un individuo perfettamente incluso nel contesto in cui opera e in grado di sapersi orientare e gestire qualsiasi situazione.

L’esito positivo di tale azione è possibile solo per mezzo di una condotta congiunta e costante di tutti gli insegnamenti che riuniti negli assi culturali, qualificano l’intervento interdisciplinare, perché tutti i saperi devono concorrere alla composizione di questo insieme di atteggiamenti.

Al fine di acquisire tali obiettivi, presso l’I.P.S.E.O.A. “Carlo Porta”, verranno attivati dei progetti interdisciplinari aventi lo scopo di implementare la riforma, nello specifico sia nel primo che nel secondo anno verrà pianificata una filiera con l’ideazione, la produzione e la vendita di un prodotto alimentare, mentre nel terzo anno sarà predisposta l’attività del ristorante didattico.

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